Pelle, come mantenerla bella, giovane e sana

Eccoci all’ultimo della serie di articoli sulla pelle, quello più pratico. Perché va bene conoscere come è fatta la nostra pelle ma poi alla fine ciò che più ci interessa è: come si fa per mantenerla bella, integra, giovane e sana? Vediamo in sintesi alcuni accorgimenti che si possono adottare, che andrebbero però adattati su misura ad ogni persona.

– Tenere un occhio sempre vigile sul buon funzionamento dell’intestino e dei reni. Si dice infatti che lo stato della pelle riflette quello dei nostri organi interni. Bella pelle significa buon funzionamento degli organi emuntori principali. Se i reni, l’intestino e/o il fegato non funzionano a dovere si può intervenire con piante, esercizio fisico mirato, massaggi e, se necessario, con un cambiamento alimentare opportuno. Anche le emozioni non sono da trascurare, basti pensare a come cambia il transito intestinale quando siamo rilassati e quando invece ci sentiamo tesi, nervosi, stressati, preoccupati (un aspetto che interessa soprattutto le donne).

Fare attenzione a quello che ci spalmiamo. Ci si riempie di tossine non solo attraverso il cibo e la respirazione ma anche attraverso quello che penetra attraverso i pori dell’epidermide e che raggiunge rapidamente il circolo sanguigno e linfatico. In teoria dovremmo applicare sulla pelle solo sostanze che potremmo, volendo, anche mangiare! Provate a prendere in mano uno dei cosmetici che usate abitualmente, date uno sguardo agli ingredienti. Quali tra questi sapete cosa sono? Quali nomi vi sono familiari? Li mangereste? Attenzione anche ai cosmetici considerati biologici. Il marchio biologico si riferisce agli ingredienti naturali (erbe, piante, ecc.), non ai componenti chimici presenti, che non sempre sono così innocui come si potrebbe pensare.

– È importante non danneggiare il film idrolipidico della pelle. Per questo non si dovrebbero usare prodotti o saponi troppo aggressivi e a pH diverso da quello della pelle.

Sudare tanto e ogni volta che possiamo. Sudare fa bene, più si suda meglio è, sono tutte tossine che stanno uscendo. Evitare tutti i deodoranti che bloccano la sudorazione, in particolare se contengono alluminio.

– Abituiamoci a non caricarla di creme e unguenti. Quando tutto è in equilibrio non c’è bisogno di questi prodotti che anzi, a volte ne compromettono il funzionamento perché chiudono i pori e interferiscono con la naturale (e benefica) produzione di sudore e di sebo da parte delle ghiandole epiteliali. Se aggiungiamo troppe cose dall’esterno non sono più stimolate e l’autoregolazione ne risente. È un po’ lo stesso discorso che vale facendo un uso inappropriato d’integratori parlando di alimentazione. Si cerca un rimedio fuori e non si fa nulla per migliorare la base. Bastano pochi, semplici gesti per pulire la pelle mantenendola in salute e sempre giovane: guanto di crine, bagni caldi o freddi o doccia scozzese (a seconda della costituzione), sauna o hammam quando si può, un po’ di oli vegetali con qualche goccia di oli essenziali scelti opportunamente. È tutto ciò che serve!

Evitare di mettere profumo direttamente sulla pelle. Se proprio lo si vuole usare è meglio spruzzarlo sui vestiti. Al posto dei profumi si può usare qualche goccia di olio essenziale. Alcuni sono buonissimi!

– Con un po’ di curiosità e pazienza si possono preparare diversi cosmetici in casa: deodorante, dentifricio, esfoliante per il corpo e per il viso, crema per il viso… Ci sono tanti libri e siti web che insegnano ad autoprodurli. Io non sono molto abile in queste cose ma ho imparato a farmi due o tre prodotti e funzionano, per esempio un semplice ed efficacissimo deodorante: basta mescolare olio di cocco e bicarbonato di sodio in parti uguali e aggiungere qualche goccia del vostro olio essenziale preferito. Si conserva a temperatura ambiente in un vasetto di vetro.

– È meglio evitare vestiti e indumenti intimi sintetici, bloccano la respirazione della pelle, soprattutto se sono a diretto contatto con l’epidermide. Preferite le fibre naturali come lino, cotone, canapa e, in inverno, la lana.

– Praticare regolarmente leggere esfoliazioni (peeling) per eliminare le cellule morte e stimolare le cellule vive sottostanti. È importante però che non siano troppo aggressive, da ripetere per esempio una volta ogni 15 giorni.

– E infine parliamo di esposizione al sole, visto che siamo anche nella stagione giusta. Contrariamente a quanto ci viene comunemente detto l’esposizione al sole, purché graduale e con buon senso, fa bene, anzi è indispensabile alla salute. Per esempio, sono proprio i raggi ultravioletti, in particolare la radiazione UVB, quella più corta, che rimane alla superficie della pelle, a favorire la trasformazione del colesterolo in provitamina D. Questo precursore passa poi nel rene e nel fegato dove viene trasformata nella forma biologicamente attiva della vitamina D. Ma perché i raggi del sole siano efficaci è necessario che non siano bloccati da creme e filtri solari, quindi al sole sarebbe meglio andare… senza protezione. La protezione è data dalla gradualità dell’esposizione, dalla scelta del momento in cui si sta all’aria aperta e dalla produzione di sudore, la migliore crema solare che esista. Si può iniziare esponendosi non più di dieci minuti al giorno, davanti e dietro e nelle ore meno calde, per poi aumentare poco per volta ma con l’accortezza di mettersi all’ombra non appena la pelle inizia ad arrossarsi. Per scegliere tempi e modalità è molto importante tenere conto del proprio fototipo, cioè delle caratteristiche della propria pelle (chiara, scura, delicata, che si pigmenta facilmente oppure no…). In ogni caso ciò che fa male, che può danneggiare il DNA cellulare e fare invecchiare più precocemente la pelle, è l’eccesso di sole, come accade per tante altre cose.

Se poi c’è qualche problema a livello cutaneo è importante tenere presenti anche eventuali aspetti emotivi, perché la pelle è ciò che separa il nostro mondo interno da quello esterno, dal quale, a volte, possiamo sentirci aggrediti. Ma questo andrebbe valutato caso per caso.

La pelle e le sue principali funzioni

Dopo avervi raccontato come è fatta la pelle, aggiungo qualcosa sulle sue principali funzioni e poi, finalmente, arriverà qualche suggerimento per mantenerla sana e bella. Ma per questo bisognerà aspettare il prossimo articolo.

La pelle è coinvolta in tanti processi, alcuni di primaria importanza. Vediamoli in sintesi.

Termoregolazione: come accennavo nell’articolo precedente il film idrolipidico prodotto dalle secrezioni delle ghiandole sebacee e sudoripare contribuisce a regolare la temperatura corporea.

Protezione meccanica: l’integrità della cute protegge il corpo dall’ingresso di sostanze e di microrganismi potenzialmente patogeni.

Protezione chimica: a livello cutaneo, numerose reazioni biochimiche conferiscono alla pelle la sua caratteristica acidità (idrolisi dei lipidi cutanei ad acidi grassi, secrezione di acido lattico, ecc.), che contribuisce a impedire la proliferazione di batteri, lieviti e funghi ostili alla nostra salute. Il pH cutaneo (il pH è l’indice di misura dell’acidità) ha valori generalmente compresi tra 4.2 e 5.6. La grande variabilità individuale dipende da molteplici fattori capaci di influenzare il pH della cute. Per esempio, il grado di acidità della pelle dipende dalla regione corporea considerata, dalla stagione, dal sesso, dalle fasi del ciclo mestruale, dai prodotti utilizzati (cosmetici, detergenti, profumi), dalla composizione della flora batterica residente e dal grado di sudorazione.

Protezione biologica: sulla cute vivono milioni di microrganismi perfettamente adattati al pH leggermente acido della pelle; costituiscono la flora residente. Quando le diverse specie sono in equilibrio dinamico formano una efficiente barriera di protezione.

Assorbimento: la pelle assorbe luce, energia, calore, ossigeno… e anche le sostanze che ci spalmiamo!

Trasformazione: a livello cutaneo avvengono processi di trasformazione che rendono attivi e biodisponibili i precursori di diverse molecole, in modo che l’organismo sia in grado di utilizzarle. Oggi per esempio si parla molto di vitamina D. Un terzo del fabbisogno giornaliero di vitamina D proviene dall’alimentazione. I cibi in cui se ne trova di più – oltre a quelli che ne sono arricchiti a livello industriale – sono i pesci grassi (come salmone, sgombro e aringa), il tuorlo d’uovo e il fegato. Il resto si forma nella pelle a partire da una molecola derivante dal colesterolo che viene trasformata per effetto dell’esposizione ai raggi UVB. Una volta prodotta nella cute o assorbita a livello intestinale, la vitamina D passa nel sangue. Qui una proteina specifica la trasporta fino al fegato e al rene, dove viene attivata.

Eliminazione di residui e tossine: la funzione eliminativa fa della pelle un importante organo emuntore, insieme all’intestino, ai reni e ai polmoni. Semplificando si potrebbero paragonare le ghiandole sudoripare a tanti piccoli reni e le ghiandole sebacee a tanti piccoli intestini. La pelle è un po’ lo specchio di quello che succede dentro di noi, in particolare riflette il funzionamento dei reni e dell’intestino. Ciò che l’organismo non riesce ad eliminare attraverso i reni e l’intestino tende ad eliminarlo attraverso la pelle (e/o i polmoni). Se una persona ha problemi di pelle, la prima cosa da fare è guardare come funzionano gli emuntori primari e il fegato (quest’ultimo non è propriamente un organo di eliminazione ma è strettamente legato alla depurazione del corpo), anziché intervenire con creme e farmaci per spegnere i sintomi. Spesso gli emuntori sono appesantiti e indeboliti da vari tipi di aggressioni (alimentari, respiratorie, stress) e questo fa sì che con l’andar del tempo l’organismo si carichi di tante molecole di scarto che finiscono per compromettere il metabolismo cellulare e il funzionamento organico. Alleggerire gli organi di eliminazione, rieducarli e ripristinare l’equilibrio tra ciò che si introduce e ciò che si elimina è quindi prioritario e fondamentale in caso di malattia e per preservare la salute.

Significato simbolico: così come ci protegge dalle aggressioni fisiche esterne, la pelle assume anche simbolicamente un significato di protezione. È infatti l’organo che separa il nostro mondo interiore da quello esterno. Quando una persona si sente intimamente minacciata o schiacciata da qualcosa (o da qualcuno), quando si sente a disagio nell’ambiente in cui vive (familiare, lavorativo, ecc.), è possibile che sviluppi un problema cutaneo. Non è tanto importante quanto sia reale e concreto ciò che determina l’insorgenza dello stress; ciò che conta è come una situazione è percepita, interpretata e vissuta dalla persona. Il disagio vissuto a livello emotivo o psicologico può manifestarsi fisicamente a livello cutaneo. È una sorta di campanello d’allarme. Come spesso accade per la maggior parte delle malattie, anche nel caso delle disfunzioni della pelle è importante agire su più fronti contemporaneamente, sia sul lato fisico sia sul lato emotivo-psicologico.

Nel prossimo articolo vi darò alcuni suggerimenti per avere una pelle sana, elastica e luminosa.

La struttura della pelle

Con l’arrivo della bella stagione si ricomincia a sentire spesso parlare di disintossicazione, un termine che anch’io utilizzo anche se non lo amo molto perché viene comunemente associato all’idea di sacrificio, di rinuncia, a volte di punizione. Penso soprattutto a come può risuonare in chi, per le ragioni più disparate, non riesce a trovare la forza, il tempo o la determinazione per dedicarsi a questo tipo di esperienza.

In genere si fa riferimento alla disintossicazione alimentare, magari abbracciando l’idea di mangiare meno in termini di quantità e scegliendo cibi leggeri, digeribili, adatti alle temperature miti della stagione primaverile. È senz’altro una buona scelta, così come può essere utile approfittare di tutto quello che la natura ci mette a disposizione in questo periodo dell’anno, per esempio la ricchezza di piante depurative da utilizzare sia in cucina che per preparare tisane e decotti drenanti e disintossicanti. A volte però non si pensa che ci sono altre tecniche o altri semplici accorgimenti che possono contribuire ad alleggerire il corpo, non necessariamente legati al cibo. Per alcune persone possono essere più facili da attuare, almeno in un primo momento. Tra le numerose funzioni delle pelle, per esempio, c’è anche un’importante funzione eliminativa. Considerando che nei prossimi mesi la esporremo abbondantemente all’aria aperta e al sole vale la pena di occuparcene un po’ fin da ora. Vi propongo una breve serie di articoli per conoscere meglio quest’organo a volte un po’ trascurato e alcuni accorgimenti per proteggerlo. Prima di tutto può essere utile sapere com’è fatta la struttura della pelle, in modo da capire meglio le sue reazioni e i suoi ruoli. Prima di tutto può essere utile sapere com’è fatta in modo da capire meglio le sue reazioni e i suoi ruoli.

La pelle è l’organo più sottile, più diffuso per ordine di estensione e più pesante che abbiamo. È costituita da quattro strati (epidermide, derma, ipoderma e strato corneo) e contiene due tipi di ghiandole: le ghiandole sudoripare e le ghiandole sebacee. Vediamoli uno a uno.

Ipoderma: è lo strato più profondo della pelle, costituito essenzialmente da cellule di tessuto connettivo e da adipociti, le cellule preposte alla biosintesi dei grassi. Svolge un’importante funzione di isolamento, limitando la dispersione di calore.

Derma: è lo strato intermedio, di tipo connettivo, abbondantemente innervato e vascolarizzato per consentire una rapida cicatrizzazione in caso di ferite e lesioni. È inoltre ricco di acqua, elastina e collagene, sostanze che conferiscono morbidezza ed elasticità alla pelle. Nel derma si trovano le ghiandole sebacee e le ghiandole sudoripare. Le prime producono sebo, una sostanza grassa che lubrifica e protegge la pelle. Ne abbiamo circa 300 000. Le ghiandole sudoripare sono più numerose, sono circa 3 milioni, e producono una sostanza acquosa, il sudore, essenzialmente costituita da acqua, sali minerali, acido lattico, urea, ammonio ed altre sostanze di scarto. Il film idrolipidico formato dalle secrezioni di questi due tipi di ghiandole interviene nella termoregolazione del corpo. Ci siamo abituati a spalmare sulla pelle creme e oli solari per proteggerci dai raggi del sole, ma la migliore protezione è proprio il film idrolipidico che l’organismo secerne autonomamente. E poi, naturalmente, bisogna avere l’accortezza di esporsi gradualmente al sole, evitando le ore in cui il calore è più intenso, soprattutto in piena estate.

Epidermide: nello strato più profondo dell’epidermide si trovano i melanociti, le cellule responsabili della pigmentazione della pelle. La produzione di melanina è stimolata dai raggi ultravioletti (UVB). È la ragione per cui in estate la pelle assume un bel colorito dorato, più o meno intenso a seconda delle persone. In naturopatia si dice che la capacità di abbronzarsi rapidamente e di perdere la tintarella lentamente (ovviamente senza l’intervento di prodotti chimici) è indice di vitalità…

L’epidermide ospita anche cellule del sistema immunitario, le cellule del Langherans.

Strato corneo: è lo strato più superficiale della pelle, essenzialmente costituito da cellule cheratinizzate e morte. Sono le cellule che perdiamo per esfoliazione superficiale, per esempio quando ci massaggiamo con un guanto di crine, un ottimo strumento per stimolare la rigenerazione delle cellule epiteliali.

Nel prossimo articolo vi parlerò delle numerose, importantissime funzioni della pelle.

Torta di barbabietole rosse e cacao

Sono sempre di più alla ricerca di modi per alleggerire le preparazioni e ridurre il consumo di zuccheri, non solo quelli semplici ma anche i carboidrati complessi, soprattutto le farine raffinate. Non è cosa semplice se si acquistano prodotti industriali, mentre è più facile se si adotta l’autoproduzione ogni volta che se ne ha la possibilità, partendo da materie prime di qualità e di cui si conosce la provenienza. Nei piatti salati uso spesso le verdure amidacee (tuberi, radici e frutti amidacei), mentre nei dolci è più complicato. La soluzione più semplice sarebbe non farli ma a volte può capitare di avere voglia di una torta, del profumo che avvolge la casa mentre cuoce in forno, insomma non solo del dolce in sé ma di tutto il contorno racchiuso nella preparazione. Oppure quando si ricevono ospiti e non si ha voglia di preparare un dolce super alternativo perché c’è il sospetto che potrebbe essere accolto senza grande entusiasmo…

Qualche tempo fa ho letto in un blog molto ricco di spunti la ricetta di una torta che mi ha incuriosita per la presenza di zucchine tra gli ingredienti. Va bene per chi segue regimi senza latte e senza uova e credo si possa fare anche utilizzando solo farine senza glutine (o addirittura senza farina, ma servirebbe qualche altra modifica che sperimenterò) perché è un dolce poco lievitato, abbastanza compatto e umido. Ora però non è stagione di zucchine e quindi le ho sostituite con la stessa quantità di barbabietole rosse. Proverò la versione con le zucchine in estate.

Il risultato mi è piaciuto, sia per il sapore (nessuno direbbe che ci sono delle verdure, voi non anticipatelo a chi la assaggerà, ad alcune persone potrebbe sembrare una cosa piuttosto strana!) che per la consistenza. Ho modificato leggermente la ricetta originale, sostituendo per esempio il malto d’orzo con zucchero di canna integrale perché non uso sciroppi dolci di nessun genere, sono troppo concentrati, spesso manipolati e sottoposti ad alte temperature e a trattamenti che annullano i potenziali vantaggi che alcuni di essi potrebbero avere. Volendo in questa ricetta si può addirittura omettere l’aggiunta di qualsiasi zucchero perché i datteri e le barbabietole sono sufficienti a dolcificare la torta. Eventualmente si potrebbe aumentare la quantità di datteri. Se si usa un cacao di eccellente qualità, come suggerito dall’autrice della ricetta in versione originale, si può tralasciare il cioccolato fondente. Potete anche sostituire l’olio d’oliva con olio di cocco (di prima pressione estratto a freddo), che resiste bene al calore.

Ingredienti:

250 grammi di barbabietole rosse crude

150 grammi di datteri denocciolati

100 grammi di mandorle

100 grammi di farina di farro integrale

70 grammi di farina di avena integrale

50 grammi di farina di riso integrale

40 grammi di cioccolato fondente con almeno 70% di cacao

2 cucchiai di cacao crudo in polvere non zuccherato

1 cucchiaio di zucchero di canna integrale (o zucchero di cocco)

7 cucchiai di olio d’oliva extravergine

1 cucchiaino da caffè di scorza di arancia (o mandarino) in polvere

½ bustina di lievito in polvere senza fosfati

1 pizzico di sale

acqua q.b.

Reidratare i datteri in acqua pura per qualche ora o durante la notte. Tagliare le barbabietole a listarelle sottili. Riunire in una ciotola gli ingredienti secchi: le farine e il lievito dopo averli setacciati, il cacao, lo zucchero, la polvere di agrumi e il sale. Scolare i datteri e tenere da parte l’acqua di ammollo. Tritare e mescolare in un robot da cucina i datteri e le mandorle. Aggiungere le barbabietole e l’olio e azionare di nuovo il mixer. Trasferire il composto nella ciotola con gli ingredienti secchi. Aggiungere il cioccolato sminuzzato con un coltello e l’acqua di ammollo dei datteri. Se necessario aggiungere altra acqua. Mescolare con un cucchiaio di legno fino ad ottenere un impasto che dovrà risultare morbido ma non liquido.

Versare in uno stampo rivestito di carta da forno (o imburrato) e cuocere a 170°C per circa 15 minuti. Abbassare la temperatura a 140°C e terminare la cottura. Nel complesso sono necessari circa 40 minuti di cottura (nel mio forno, ma dovrete adattare i tempi e la temperatura al vostro forno). Lasciare intiepidire la torta nel forno spento prima di estrarla.

Ho servito la torta con confettura di arance fatta in casa, al volo. Dopo avere cotto a fuoco lento 3 arance per circa 15 minuti in un pentolino con un po’ di acqua, ho aggiunto 1 cucchiaio di zucchero e frullato tutto. Io ho sbucciato le arance ma forse si potrebbe lasciare qualche scorzetta. Il gusto risulterà più amaro, che secondo me non guasta.

Gâteau à la betterave rouge et au cacao

Un gâteau sans produits laitiers et sans œufs, que l’on peut préparer aussi en utilisant exclusivement des farines sans gluten, puisque la texture est assez compacte et humide. On pourrait également envisager d’éliminer la farine mais dans ce cas il faudrait modifier un peu la recette. Je vais expérimenter prochainement…

Ingrédients:

250 grammes de betteraves crues

150 grammes de dattes dénoyautées

100 grammes d’amandes

100 grammes de farine complète d’épeautre

70 grammes de farine complète d’avoine

50 grammes de farine complète de riz

40 grammes de chocolat noir 70%

2 cuillères à soupe de cacao cru en poudre (non sucré)

1 cuillère à soupe de sucre complet de canne (ou sucre de coco)

7 cuillères à soupe d’huile d’olive extra vierge

1 cuillère à café d’écorce d’oranges (ou de mandarines) en poudre

½ sachet de levure chimique sans phosphates

1 pointe de sel

eau

Ingrédients pour la confiture à l’orange:

3 oranges

1 cuillère de sucre complet de canne

eau

Réhydrater les dattes dans l’eau pendant quelques heures ou pendant la nuit. Couper les betteraves à julienne. Passer au tamis les farines et la levure et les réunir dans un bol avec les autres ingrédients secs: cacao, sucre, poudre d’orange et sel. Egoutter les dattes et garder de côté l’eau de trempage. Mixer les dattes et les amandes dans un robot de cuisine. Rajouter les betteraves et l’huile et mixer à nouveau. Transférer la pâte dans le bol avec les ingrédients secs. Incorporer le chocolat noir coupé en petits morceaux avec un couteau et l’eau de trempage des dattes. Bien mélanger avec une cuillère en bois. Si nécessaire rajouter de l’eau jusqu’à obtenir une pâte molle mais pas liquide.

Verser dans un plat à four beurré (ou recouvert de papier four) et cuire à 170°C pendant 15 minutes. Réduire un peu la température et terminer la cuisson (compter environ 40 minutes au total).

On peut servir le gâteau avec de la confiture à l’orange fait maison avec 3 oranges et 1 cuillère de sucre complet de canne. Cuire les oranges à feu doux avec un peu d’eau, pendant environ 15 minutes. Rajouter le sucre et mixer. Si les oranges n’ont pas été traitées on peut cuire aussi les écorces coupées en morceaux. La confiture aura un goût un peu plus amer, qui se marie bien avec le gâteau.