… E venne chiamata due cuori

In questi giorni sto rileggendo un libro molto bello e pieno di significato: “… E venne chiamata due cuori”, di Marlo Morgan (titolo originale “Mutant message down under”).

Foto di Jenny Rollo. Licenza Creative Commons

Narra la storia di una professionista affermata che pensa di fare un viaggio di lavoro come tanti altri e invece finisce per trascorrere alcuni mesi con la “Vera Gente”, una tribù che vive nel cuore dell’Australia, a contatto con la natura incontaminata.

Il loro è un modo di vivere semplice ed essenziale, sempre accompagnato dalla fiducia nell’abbondanza che l’universo elargisce a chiunque la sappia cogliere, in armonia e nel rispetto di tutto ciò che li circonda.

Quest’incontro inatteso segna per la protagonista l’inizio di un viaggio mistico alla scoperta di se stessa, un’avventura unica che le cambierà profondamente la vita. Da quel momento in poi, inevitabilmente, non vedrà più il mondo con gli stessi occhi di quando è arrivata.

La “Vera Gente” definisce “Mutanti” le persone che si sono allontanate da una maniera di vivere naturale e fisiologica per l’uomo, le persone che fanno parte del mondo “comune” (cioè la nostra civiltà industrializzata) da cui proviene anche la loro ospite.

Vi riporto alcuni frammenti significativi di questo testo, ricco di autentica saggezza.

“Il gioco era quasi terminato e tutti avevano partecipato. Quindi tornammo a concentrarci e anch’io feci cadere il mio pezzetto; ma più tardi, quando tornai ad accostarmi alla figura, non riuscii più a identificare il mio frammento e mi rimisi a sedere. Ooota, che ancora una volta mi aveva letto nella mente, disse: “Va tutto bene. È solo un’impressione che i frammenti di foglia siano separati, proprio come le persone appaiono separate ma in realtà costituiscono un tutto unico. Questo è il motivo per cui si chiama gioco della creazione”.

E proseguì: “Essere un tutto unico non significa che siamo tutti uguali. Ciascun essere è unico e due non possono occupare il medesimo spazio. Come la foglia ha bisogno di tutte le sue parti per raggiungere la completezza, così ogni spirito ha il suo posto speciale. A dispetto di tutte le interferenze e le manovre, alla fine ciascuno riprenderà il suo posto. Alcuni di noi cercano un sentiero diritto, mentre altri apprezzano la fatica insita nel tracciare cerchi”.

(…)

“Noi percorriamo un sentiero diritto nel Tutto. I Mutanti hanno molte fedi, e dicono che la tua via è diversa dalla mia, che il tuo salvatore è diverso dal mio salvatore, che la tua eternità non è la mia eternità. La verità è che ogni vita è unica. C’è solo un gioco in corso. C’è una sola razza, ma molte sfumature diverse. I Mutanti discutono sul nome di Dio, sull’edificio da erigere in suo onore, sui giorni in cui celebrarlo e i rituali da compiere. Com’è venuto sulla terra? Che cosa significano le sue parabole? La verità è la verità. Se tu fai del male a qualcuno, fai del male a te stesso. Se aiuti qualcuno, aiuti te stesso. Tutti hanno sangue e ossa; ciò che ci differenzia sono il cuore e il fine. I Mutanti pensano che tutto questo valga solo per la durata di una vita, e lo pensano in termini di individualità e distinzione. La Vera Gente lo pensa in funzione dell’eternità. Tutto è uno: i nostri antenati, i nostri nipoti che devono ancora nascere, la vita che è ovunque.”

Testo tratto dal libro di Marlo Morgan, “… E venne chiamata due cuori”.

Rinunciare alla paura

Alcuni giorni fa ero sul treno per Basilea. È stato un viaggio non tanto lungo ma bellissimo. Adoro viaggiare in treno, soprattutto in Svizzera (treni puliti, in orario, bagni funzionanti e con tutto l’occorrente… non male eh?), soprattutto in questo periodo dell’anno, l’autunno, con i suoi colori caldi e avvolgenti e paesaggi così belli da essere commoventi. Vorrei poter immortalare ogni dettaglio, ogni albero, ogni foglia, ciascuna con tonalità e sfumature diverse. Purtroppo le foto non rendono mai quanto la realtà, almeno le mie, ma mi basatno come ricordo di un momento felice.

Nonostante fossi letteralmente incantata dalle montagne e dai pascoli che sfilavano sotto i miei occhi, ogni tanto ho spostato lo sguardo su un libro che avevo portato con me. È un libro molto bello, sulla comunicazione non violenta, secondo il metodo proposto da Marshall Rosenberg. Si tratta di un modo di comunicare che pone l’accento sull’importanza di entrare in contatto sia con se stessi, con i propri bisogni e desideri, che con quelli di chi si ha di fronte, instaurando una relazione di profonda empatia. Significa essere presenti in modo totale, ascoltare con il cuore prima che con la mente, per sentire quello che l’altro ha nel suo cuore. È una relazione di alta qualità.

Spesso la violenza nasce dalla mancanza di ascolto, di se stessi prima di tutto. Questo crea una rottura, un vuoto che si vorrebbe fosse colmato dall’esterno, crea aspettative riguardo ai comportamenti e alle reazioni degli altri, e naturalmente scontento quando vengono disattese. S’innesca così una spirale di comportamenti malsani che possono rovinare tante relazioni.

Il titolo del libro, che ancora non è disponibile in italiano (almeno credo, io non l’ho trovato, ma potrei sbagliarmi), è “Cessez d’être gentil, soyez vrai!” (Smettete di essere gentili, siate veri!). Già il titolo mi sembra che contenga un bel messaggio! :-) L’autore è Thomas d’Ansembourg, un avvocato che ad un certo punto della sua vita ha lasciato la carriera giuridica per dedicarsi alla sua passione più grande, quella di comprendere come funzionano le relazioni umane e cercare di renderle migliori.

Oggi anima conferenze e formazioni sia in Europa che in Quebec, per insegnare come integrare la comunicazione non violenta in ogni ambito della vita, lavorativo, familiare e affettivo. È un libro chiaro, semplice e ricco di esempi che aiutano a capire come mettere in pratica il metodo di Rosenberg nella quotidianità.

Ritornando al mio viaggio in treno, non ho avanzato molto nella lettura, ma un passaggio sulla scelta tra paura e fiducia, su quanto stare nella paura possa condizionare la vita anche senza rendersene troppo conto, mi ha particolarmente colpita. L’ho tradotto, cercando di rimanere il più fedele possibile al testo originale.

“Sono personalmente sorpreso di vedere a che punto la paura ha per lungo tempo impregnato la maggior parte dei miei rapporti, delle mie relazioni umane: paura di ciò che l’altro pensa, paura di ciò che l’altro non pensa, paura di ciò che dice, paura di ciò che non dice, paura di un eccesso di parole, paura di un silenzio troppo lungo, paura di mancanza d’amore, paura di un eccesso d’amore, paura di parlare, paura di tacere, paura di essere solo, paura di avere una relazione, paura di non avere niente da fare, paura di sentirmi debordato di lavoro, paura di piacere, paura di dispiacere, paura di sedurre… Accidenti, solo paure! E quanta energia consacrata a combattere queste paure!

Mi ci è voluto molto tempo per realizzare che tutta questa energia “divorata” dalla paura non era dunque più disponibile per l’azione, la creazione, per essere, semplicemente. Più o meno tetanizzato dalla paura, smettevo di essere in movimento, in evoluzione, smettevo di essere. Ero come coagulato nella mia paura, incollato, identificato con la mia paura per la maggior parte del tempo, con solo qualche raro momento di slancio e creazione.

Ricordo con precisione una seduta di analisi durante la quale questo modo di “funzionare” (se così si può chiamare un tale dis-funzionamento!) mi è esploso di fronte: tutte queste piccole paure fianco a fianco, accumulate una dopo l’altra in tanti anni, mi sono apparse di colpo come un cancro in fase di crescita.

Le avevo esplorate una per una, lentamente, durante anni di analisi: “Ho paura di questo, sono inquieto per quest’altro, la tal cosa mi preoccupa.” Esaminate separatamente sembravano benigne, inoffensive, accidentali.

In un lampo, attraverso una fessura della coscienza apertasi nella nebulosa dell’incosciente, creata grazie al lavoro terapeutico, le ho percepite all’improvviso come un tutto, come un’entità in crescita, una rete tentacolare. In un attimo, ho preso la misura di ciò che non era accidentale o occasionale, ma strutturale, cioè rappresentava veramente il mio modo di funzionare. Improvvisamente ho preso coscienza di essere in pericolo di morte. Oh! Forse non in pericolo di morte fisica nell’immediato, ma in pericolo di morte psicologica, in pericolo di diventare quello che Marshall Rosenberg chiama a nice dead person, una gentile persona morta, sorridente ed educata, ma morta dentro, uccisa dalle sue paure. Questa presa di coscienza ha risvegliato il mio istinto di sopravvivenza: era urgente cambiare, era urgente abbandonare la paura e dirigermi verso la fiducia.

Stanco della paura, ho voluto provare la fiducia. Era qualcosa di nuovo la fiducia, era l’ignoto, quindi faceva paura! Pazienza, questa volta ne avevo abbastanza! Mi dedico alla fiducia, ci lavoro sopra, calmo in me tutte le voci interiori che sussurrano e protestano: “Fai attenzione, andrà male, stai attento”, e io mi ripeto: “Abbi fiducia, cos’hai da perdere, la paura non era soddisfacente, peggio che vada anche la fiducia non lo sarà. Non hai nulla da perdere. In quella vita congelata, morivo di noia.”

È un aspetto cruciale della nostra vita: rimanere in quello che ci è noto, ci pesa o addirittura ci tortura, ma che è rassicurante perché lo conosciamo, è familiare come un vecchio cappotto o un jeans usato, oppure aprirci all’ignoto, che può essere infinitamente più bello, infinitamente più ricco, ma che implica un passaggio, un cambiamento.

Ah, cambiare! Smettere di fare le stesse cose, dire le stesse cose, pensare allo stesso modo, per fare qualcosa di nuovo, dire cose nuove, pensare in modo nuovo, pregare in modo nuovo!

Se non cambio, muoio, se non mi rinnovo, muoio. Christian Bobin esprime così questa paura dell’ignoto:

“Due parole fanno venire la febbre. Due parole vi inchiodano al letto: cambiare vita. È questo lo scopo. È chiaro, è semplice. Il cammino che conduce allo scopo, non lo si vede. La malattia è assenza di cammino, l’incertezza di quale percorso seguire. Non siamo davanti ad una domanda, siamo dentro la domanda. Siamo noi stessi la domanda. Una nuova vita, è ciò che vorremmo, ma la volontà, che fa parte della vecchia vita, non ha alcuna forza. Siamo come bambini che allungano una biglia con la mano sinistra e non la lasciano finché non sono sicuri di avere in cambio una monetina nella loro mano destra: vorremmo una vita nuova ma senza perdere la vecchia. Non conoscere il momento del passaggio, l’ora della mano vuota.”

Da quando ho deciso di abbracciare la fiducia e guardare in faccia le mie paure, tutta la mia energia è cambiata. Più precisamente, tutta l’energia che prima investivo a combattere e a tentare di gestire le mie paure, potevo ora utilizzarla per cambiare, accogliendo il nuovo. In qualche anno, la mia vita professionale e quella affettiva sono radicalmente cambiate, e in un modo che mi riempie oltre ogni aspettativa. In due o tre anni, tutta la mia vita si è evoluta più che in trentacinque anni. Ho spesso la stessa sensazione che si ha quando si naviga in barca a vela: dopo una lunga sosta, durante la quale la barca si muove girando su se stessa a vele abbassate, cosa che genera una certa nausea, il vento si alza e raddrizza le vele, la barca s’inclina, si orienta e parte, a vele spiegate, verso il largo. È questa sensazione di sentirmi guidato, condotto con gioia in avanti, che oggi è presente in me la maggior parte del tempo.”

Testo tradotto dal libro di Thomas d’Ansembourg “Cessez d’être gentil, soyez vrai!”.

Harry Potter e la crescita personale

Ma cosa c’entra Harry Potter con la crescita personale e la spiritualità? È stata la prima domanda che mi è venuta in mente quando ho letto il titolo dell’ebook di Viviana Taccione e Leonardo di Paola, formatori, scrittori e carissimi amici.

Non sono mai stata tanto attirata dal genere “fantasy”, ma la curiosità di saperne di più su questa strana associazione era troppo forte e così mi sono lasciata trasportare dalla magia… ed è stato un bel viaggio! :-)

Con il loro modo di scrivere vivace, allegro, divertente e allo stesso tempo profondo, pieno di sfumature e significato, Viviana e Leonardo ripercorrono in questo ebook gli episodi salienti delle avventure di Harry Potter, descrivendo i personaggi principali e soffermandosi non solo sulla trama in quanto tale ma spingendosi ben oltre, andando cioè a scoprire, sviscerare e spiegare i significati nascosti dietro le avventure raccontate dall’autrice della saga, Joanne K. Rowling, significati che rendono questi testi ben più che semplici libri per bambini come potrebbero apparire ad una prima e superficiale lettura, ma veri e propri capolavori di crescita personale e spirituale.

In un mondo in cui tante persone si sentono infelici e insoddisfatte è importante ed urgente, come giustamente ci ricordano Leonardo e Viviana, ridare spazio e valore alla fantasia, alla magia del mondo colorato e un po’ folle che si nasconde dentro ognuno di noi, a quella parte creativa e sognatrice dell’essere umano che è stata trascurata per troppo tempo. Il modo di pensare prevalentemente logico e razionale ha assunto un tale potere e una tale ampiezza negli ultimi secoli da spingerci a considerare insignificante tutto ciò che non è tangibile e non può essere scientificamente provato. Non si tratta, oggi, di negare la scienza e le tante scoperte che hanno favorito un certo progresso in molti campi, ma di ritrovare equilibrio tra razionalità e immaginazione, realtà visibile e realtà non visibile, intelligenza della mente e intelligenza del cuore.

Credo che avere avuto il coraggio, l’intelligenza e la pazienza di compiere questa analisi profonda renda il libro di Viviana e Leonardo un’opera degna di grande attenzione e un’occasione preziosa per iniziare o proseguire il proprio cammino di crescita personale. Gli argomenti e gli spunti su cui riflettere sono numerosissimi, disseminati dalla prima all’ultima pagina, spaziando dal ruolo fondamentale della donna e dei valori femminili nell’evoluzione del mondo moderno (una parte bellissima quella dedicata al “femminilismo”), al significato che diamo e all’uso che facciamo del denaro, all’importanza dell’intuizione, della creatività, dell’umiltà, al valore dell’amicizia e dell’amore. E tanto, tanto altro.

Alla ricchezza e profondità degli argomenti si unisce un linguaggio vivace, divertente e accessibile a chiunque. Viviana e Leonardo hanno la straordinaria capacità di riuscire a spiegare concetti a volte anche difficili con una semplicità che mi lascia ancora incantata, anche se ormai li conosco da un po’ di tempo e mi sono abituata alla qualità e alla finezza del loro modo di lavorare e trattare anche gli argomenti più delicati.

Man mano che avanzavo nella lettura di questo libro, ho sentito crescere l’emozione e anche una certa commozione, dovute al fatto, credo, che le loro parole stavano risvegliando una parte di me che richiede più spazio e più voce. Riga dopo riga mi sono ricordata di me stessa bambina, quando amavo viaggiare con la fantasia ed ero attirata dal mondo colorato della magia, fatto di pozioni, alchimia, alambicchi, provette, streghe, maghi, elfi e folletti.

Cos’è successo dopo? È successo che un po’ alla volta, senza accorgermene, mi sono lasciata assorbire dal mondo dei “babbani” :-), fatto di doveri, concretezza, cose “utili”. Forse è per questo che sono tra quelli che ancora non hanno letto i libri di Harry Potter e visto i film che ne sono stati tratti. Oggi però non vedo l’ora di farlo!

Perché non è mai troppo tardi per fermarsi e chiedersi: “C’è abbastanza magia nella mia vita oggi? È proprio questo tipo di vita che desideravo e sognavo da bambino/a? Posso fare qualcosa per renderla ancora più speciale, meravigliosa e colorata?”.

Se è così, se anche voi desiderate fare rinascere i vostri sogni più belli e avete la forza di credere che la vita, ogni vita, anche la più dura, può diventare un viaggio straordinario verso la felicità, allora penso che vi piacerà immergervi nelle pagine di questo ebook, arricchite tra l’altro da numerose, simpaticissime immagini che rendono la lettura ancora più allegra e piacevole. Strada facendo incontrerete tante magiche sorprese. ;-)

Se vi interessa, non vi resta che fare “click” sull’immagine qui sotto per sapere come ottenerlo.

Saluto ad un amico

Sono contento di essere stato portavoce di valori ai quali resto fortemente attaccato, come la capacità vitale di riprendere il potere su se stessi.

David Servan-Schreiber

Quando ho appreso della morte di David Servan-Schreiber ho sentito una grande fitta di dolore al cuore. È stato come perdere un amico, un compagno di viaggio, un membro della mia famiglia. Per me era tutto questo D. S. Schreiber, anche se non l’avevo mai incontrato personalmente. È incredibile come a volte si possa sentire un legame così forte anche con qualcuno che non si è mai visto. Per me è un’ulteriore conferma che esiste una “famiglia di anime” che è molto, molto più vasta della nostra famiglia di sangue.

Il primo a parlarmene fu un amico, che tempo fa mi prestò uno dei suoi libri più famosi (“Anticancro. Prevenire e combattere i tumori con le nostre difese naturali”). Da allora l’ho sempre stimato, anche se oggi, a qualche anno di distanza dalla lettura di quel testo, non condivido diversi aspetti del regime alimentare che propone.

L’ho ammirato soprattutto per la forza ed il coraggio con cui ha difeso i suoi ideali e combattuto la sua lotta contro il cancro. Forse la sua storia mi ha incuriosita perché come me ha dedicato tanti anni alla ricerca scientifica in laboratorio, prima di intraprendere il suo percorso di crescita personale e spirituale. Forse perché ha sempre cercato di trovare un punto d’incontro tra medicina convenzionale e terapie alternative, nella speranza che un giorno, magari non troppo lontano, possano viaggiare su binari paralleli anziché in direzioni opposte, completandosi così a vicenda. Forse perché ha saputo unire nel suo modo di scrivere l’accuratezza ed il rigore di uno scienziato preparato e scrupoloso ad una profonda sensibilità e un’autentica umanità. Forse per il forte desiderio, che traspare in ogni pagina dei suoi libri, di aiutare gli altri attraverso la sua testimonianza e la sua esperienza di medico e psichiatra e contribuire a cambiare la visione della malattia in generale e del cancro in particolare. Forse perché è riuscito a tradurre in un linguaggio semplice e comprensibile a chiunque concetti che spesso risultano comprensibili solo ad esperti del settore.

Ma chi è David Servan-Schreiber? È un medico e ricercatore al quale in giovane età e nel pieno della sua carriera accademica viene diagnosticato un cancro al cervello. Secondo la medicina ufficiale non ha molte speranze di vita. Pur non voltando le spalle alle terapie tradizionali, inizia la sua lotta personale che lo porta a conoscere, approfondire e abbracciare una visione olistica della salute, il cui scopo è di creare e mantenere armonia tra corpo, mente e spirito. Cambia radicalmente stile di vita e tipo di alimentazione, si dedica alla meditazione che pratica con regolarità, inizia a fare più attività fisica, a prendersi cura del suo corpo e soprattutto a guardare la vita con occhi completamente nuovi. Di fronte allo stupore dei medici che avevano previsto per lui solo pochi mesi di vita, si rimette completamente.

Durante questo lungo percorso compie un’accurata ricerca nella letteratura scientifica, trova e pubblica molti dati che dimostrano quanto l’igiene di vita, il modo di pensare e abitudini alimentari sane, ecologiche e fisiologiche abbiano un peso fondamentale nella prevenzione e nella cura di tumori e altre malattie.

Pubblica diversi libri, tradotti in varie lingue, in cui descrive con cura ma anche con grande semplicità alcuni di questi esperimenti, rendendoli così comprensibili a tutti. Decide di aprire un blog dove risponde a tutte le persone, sempre più numerose, che s’interessano alla sua esperienza di vita e di medico, psichiatra e infaticabile ricercatore. Tra i suoi testi più conosciuti ci sono “Guarire” e “Anticancro. Prevenire e combattere i tumori con le nostre difese naturali”. Attraverso il suo lavoro e la sua testimonianza dà un grande contributo per diffondere la consapevolezza che siamo interamente responsabili della nostra salute, attraverso quello che scegliamo di mangiare, di pensare e di fare.

Purtroppo, a distanza di diciannove anni, il cancro torna a farsi avanti nella sua vita. È l’ennesima tappa di una lunga odissea, che ancora ha la forza ed il coraggio di raccontare in un ultimo libro “On peut se dire au revoir plusieurs fois” (recentemente tradotto in italiano “Ho vissuto più di un addio”). È un testo di straordinaria bellezza. Con grande dignità e profonda sincerità racconta le sue paure, il dolore che sente, i dubbi e le domande che lo hanno accompagnato durante il suo percorso interiore, quello che lo ha portato a una tale consapevolezza del valore della vita da dargli la forza di superare anche la paura più grande, quella della morte.

Sento una profonda gratitudine per quest’uomo che ha rappresentato per me l’esempio di un vero, autentico ricercatore, che sa mettersi in discussione e ha il coraggio di aprire la sua mente e il suo cuore per guardare oltre un certo modo di pensare comunemente accettato, quando si rende conto che quel modo di pensare non dà risposte soddisfacenti e complete alle sue domande.