La filosofia del camminare

Alcuni giorni fa ho letto un articolo sulla “filosofia del camminare” che mi trova completamente d’accordo.

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Camminiamo ogni giorno ma spesso lo facciamo in modo automatico, distratto, senza dare il giusto valore a questo esercizio che invece ha così tanti pregi. È indubbio che faccia bene al fisico, ma non solo. Lo spiega bene lo scrittore Frédéric Gros, intervistato dal giornalista Sergio Caroli. Riporto qui sotto un brano dell’articolo.

Cercate di camminare ogni giorno, se potete lontano dal traffico e dal cemento, in campagna, nei boschi, in montagna, senza musica o altri rumori artificiali. Basta anche un’ora, ma che sia un tempo in cui fate solo quello. Osservate i dettagli di ciò che vi circonda, ascoltate i suoni della natura, immergetevi in essa. Ha un potere profondamente rigenerante, per il corpo e per lo spirito. :-)

Camminare per sentirsi più liberi e spirituali

“(…) In filosofia, si ha l’abitudine di impiegare il concetto di libertà nella sua dimensione politica o morale. Il problema della libertà è posto per lo più nel suo rapporto con la legge e con le necessità naturali. Camminando, si fa l’esperienza di una libertà diversa. La libertà avvertita nel camminare è una libertà come distacco: ci si sbarazza delle sollecitazioni sociali, delle connessioni tecniche. Ci si ritrova spiritualmente sollevati dall’essere separati da tutto ciò che ci rendeva la vita più facile! Camminare ci innalza al vertice di un sentimento di vivere semplice, immediato. È la libertà come esperienza di un immenso decongestionamento dell’esistenza. Il sentimento di presenza diviene più consistente e più trasparente.

(…) Il flaneur è sovversivo perché nel mondo moderno, segnato dall’affarismo e dalla ricerca del profitto, afferma la superiorità dell’ozio. La prospettiva è inattesa, ironica. Fa sorgere bellezze gratuite dallo spettacolo di una società alienata dalla ricerca dell’utile.”

Tratto da un’intervista del giornalista Sergio Caroli a Frédéric Gros, professore di filosofia politica all’Université Paris-XII e all’Institut d’études politiques a Parigi. Frédéric Gros è, tra le altre cose, autore del libro “Marcher, une philosophie”, uscito in Francia nel 2009 (traduzione italiana “Andare a piedi. Filosofia del camminare”).

Esiste lo smalto naturale?

Con l’arrivo dell’estate e il bisogno di scoprirsi, si ha voglia di prestare più attenzione alla cura di mani e piedi, a volte un po’ dimenticati durante i lunghi mesi invernali. Le unghie smaltate a volte rappresentano quel tocco di raffinatezza in più che fa la differenza. Ma esiste lo smalto naturale?

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A quanto pare no. La maggior parte degli smalti in commercio sono tutt’altro che innocui per la salute. La loro composizione include essenzialmente materie sintetiche: agenti plastificanti, solventi e pigmenti. Purtroppo, lo smalto naturale, ecologico e biologico non esiste! Leggendo attentamente le etichette, la formula degli smalti presentati come naturali e inoffensivi non differisce molto da quella degli altri prodotti. Al massimo è possibile eliminare le sostanze (per ora 3) considerate più nocive: formaldeide (un agente neurotossico, allergenico e irritante), toluene (un solvente cancerogeno che altera la fertilità) e ftalati (plastificanti classificati tra i perturbatori ormonali).

Per curiosità, ho fatto un giro in alcuni negozi per confrontare diverse marche e ho notato che pochissime riportano la composizione direttamente sul flacone. È necessario fare una ricerca via Internet per ottenerla e non è detto che sia sempre a disposizione dei consumatori! Tra gli smalti che ho trovato (oltre una decina), solo sulla confezione di uno (Couleur Caramel, considerato meno aggressivo di altri. Couleur Caramel è una linea francese di cosmetici naturali e biologici di buona qualità) erano riportate le sostanze presenti! Nonostante fosse privo di ftalati, toluene e formaldeide, l’elenco dei componenti, tutti rigorosamente chimici, non era molto rassicurante…

Tutto sommato, anche le unghie al naturale sono belle e fanno la loro figura se sono ben curate. ;-)

Tra i vari articoli che ho letto in rete, ne riporto uno che descrive, in sintesi, cosa è emerso da un recente studio condotto in un laboratorio californiano:

Lo smalto per unghie è pericoloso per la salute: contiene sostanze tossiche

“Avviso per tutte per patite della nail-art, fate molta attenzione agli smalti per unghie, possono nascondere delle reali insidie per la salute. Un allarme che sicuramente (e giustamente), deve essere preso con le pinze, ma che non per questo deve essere accolto con scetticismo o disinteresse. Troppo spesso, infatti, si vengono a scoprire gli effetti tossici e dannosi per il nostro organismo, di sostanze e materiali che magari abbiamo usato per una vita intera. A proposito di make up, poi, la prudenza non è mai troppa, considerando che i prodotti cosmetici ce li mettiamo letteralmente addosso, sulla pelle, ed è importante che siano assolutamente atossici per evitare rischi di contrarre allergie e problemi di varia natura.

Sarà sufficiente ricordare il nickel contenuto in tanti trucchi, che può scatenare delle reazioni importanti in chi ne sia allergico, proprio come il glutine in chi soffra di celiachia. Vediamo cosa possono contenere di nocivo gli smalti per unghie.

Smalto per unghie: le sostanze tossiche scoperte

In genere gli smalti per unghie sono innocui, ma uno studio americano ha rilevato, in molte vernici in vendita comunemente o usate nei centri estetici, un tris di sostanze con cui sarebbe decisamente meglio non entrare in contatto: formaldeide, toluene e dibutiftalato. Si tratta di composti chimici che in teoria non dovrebbero essere presenti in prodotti per il make up (le cui etichette, infatti, dicono “non contiene sostanze pericolose”), ma che stando all’indagine sono invece presenti se non in tutti, almeno in molti smalti di noti brand. Il pericolo derivante dall’esposizione a queste costanze tossiche non interessa tanto le donne che li usano, quanto le truccatrici e le addette alla manicure e alla pedicure che lavorano nei saloni di bellezza, perché naturalmente sono a diretto contatto con grandi quantità di questi prodotti giornalmente. Pensate che il toluene e il dibutiftalato sono considerate “tossine dello sviluppo” dal Dipartimento per le Sostanze Tossiche (in questo caso della California, che ha commissionato o studio), quindi particolarmente dannose per le donne in gravidanza e per i bambini. La formaldeide, invece, è inserita tra le sostanze cancerogene dell’Agenzia federale americana sulla protezione dell’ambiente. Sulla pericolosità accertata di quest’ultimo composto, basti pensare che anche tutti i trattamenti “liscianti” per i capelli a base di formaldeide (il cosiddetto trattamento “stirante” alla cheratina brasiliana) sono stati vietati anche nel nostro Paese. Ma veniamo più specificamente allo studio USA.

Smalto per unghie tossico: lo studio californiano

La ricerca condotta dal Dipartimento per le Sostanze Tossiche della California, si è basato sull’analisi di 25 prodotti cosmetici (suddivisi in sei categorie), selezionati tra quelli abitualmente utilizzati nei principali saloni di bellezza di San Francisco e Interland. Risultato? Dei 25, solo 7 hanno effettivamente dimostrato la loro innocuità, mentre 12 avevano nella loro composizione almeno 2 delle sostanze incriminate. La cosa, come prevedibile, ha suscitato un vespaio di polemiche tra i consumatori, ma anche tra i lavoratori del settore cosmetico, che hanno già dichiarato guerra alle aziende che non producano i loro articoli a norma. “I consumatori ne hanno abbastanza di dover avere a che fare con un sistema che tollera queste situazioni. Abbiamo bisogno – ha concluso – di leggi nuove che facciano piazza pulita di vecchie norme che non tutelano la sicurezza dei lavoratori e dei consumatori”, ha infatti dichiarato Lisa Archer, Direttrice della Campagna per i cosmetici sicuri presso la Breast Cancer Found. Un appello assolutamente condivisibile, speriamo che venga recepito al più presto.”

PS: Vi riporto due siti molto utili per controllare l’eventuale tossicità delle sostanze presenti nei cosmetici e nei prodotti impiegati per la pulizia di casa:

Biodizionario (in italiano)

La vérité sur les cosmétiques (in francese)

Soia, benefici e rischi

Negli ultimi anni si è vista sul mercato una vera e propria esplosione di prodotti a base di soia: latte e yogurt di soia, tofu, miso, natto, tempeh, tamari, ecc.

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L’alto tenore proteico (la soia contiene tutti gli aminoacidi essenziali) è probabilmente una delle ragioni per cui si presta tanta attenzione a questo legume, che rappresenta una buona alternativa al consumo di prodotti animali, come carne, pesce e latticini. I derivati della soia sono infatti particolarmente apprezzati da persone che seguono un regime alimentare vegetariano o vegano.

Inoltre, diversi studi indicano che certe sostanze naturalmente presenti nella soia (per esempio gli isoflavoni di cui è ricca), aiuterebbero a prevenire alcune forme di tumore e le malattie cardiovascolari.

Fin qui sembra tutto perfetto, ma la storia della soia ha iniziato ad incrinarsi, perché stanno sorgendo dubbi riguardo agli effettivi benefici che questo legume apporta all’uomo. Secondo alcune ricerche, un consumo eccessivo di soia avrebbe conseguenze deleterie sulla salute, anche quando si tratta di prodotti fabbricati a partire da piante non OGM (organismi geneticamente modificati), coltivate in accordo ai principi dell’agricoltura biologica o biodinamica.

Gli effetti negativi sarebbero ridotti o annullati dal processo di fermentazione e quindi non si correrebbero rischi utilizzando miso, tempeh, natto e salsa di soia, che, appunto, sono sottoposti a fermentazione. Forse non è un caso che le popolazioni asiatiche tendano a preferire questi ultimi tra gli alimenti a base di soia, abbinandoli sempre, tra l’altro, ad abbondanti porzioni di verdura.

È vero che alcune malattie hanno una minore incidenza in alcuni paesi asiatici (per esempio il cancro al seno e l’osteoporosi nelle donne). Tuttavia, questo non dipende esclusivamente dal consumo di soia, ma piuttosto da uno stile di vita (all’interno del quale l’alimentazione gioca un ruolo fondamentale) molto diverso, e forse complessivamente più sano, rispetto a quello del mondo occidentale.

Da quanto ho letto finora, mi sembra che i dati di cui si dispone oggi non siano sufficientemente chiari per escludere ogni rischio legato al consumo quotidiano di soia.

Vi riporto due articoli che riassumono punti di vista differenti al riguardo, mettendo in evidenza pregi e difetti di questo legume.

Soja: conséquences d’une information manipulée (versione francese)

Potete trovare qui il testo originale in inglese (Tragedy and Hype: Third International Soy Symposium) e molte altre informazioni ben documentate. Alcuni articoli sono tradotti in francese, spagnolo, tedesco e altre lingue.

Il seguente articolo offre una visione un po’ più ottimista.

Soya: good or bad for you? (versione inglese)

Buona lettura e buona riflessione!

Aggiornamento del 27 febbraio 2013

Vi segnalo un articolo che aiuta a chiarire alcuni aspetti controversi riguardanti il consumo di soia e derivati:

La soia, un legume sui generis (prima parte)